La nostra storia
Nel 1796 il Nord Italia fu teatro dello scontro tra l’armata guidata da Napoleone Bonaparte e gli eserciti del Sacro Romano Impero, Stato Pontificio e Regno di Sardegna.
Lo scontro terminò con la vittoria del generale corso sulle truppe delle antiche monarchie europee, il quale concesse nell’estate del 1797 ai popoli della zona la proclamazione della Repubblica Cisalpina.
Tuttavia, le tanto attese e agognate libertà e democrazia si rivelarono ben presto un abbaglio, conquistato con immensi ed inutili sacrifici.
Il Cantone Ticino era anch’esso oggetto dei desideri napoleonici in ragione della sua particolare configurazione geografica e posizione strategica: era infatti considerato un baluardo difensivo nonché la porta della Svizzera.
La volontà di Napoleone era quella di creare una Repubblica Elvetica inserita dell’orbita francese, per farlo però era necessario rovesciare l’Ancien Régime presente nei Cantoni svizzeri e i rapporti di sudditanza tra loro e i baliaggi. Al Ticino, quindi, si aprirono due strade: restare con i Confederati e aspettare gli esiti dello scontro con Napoleone, oppure annettersi alla nuova Repubblica Cisalpina, con la quale esistevano da tempo stretti rapporti.
Per far fronte alla situazione la Dieta di Aarau inviò nei baliaggi italiani una rappresentanza insignita di pieni poteri, con lo scopo di controllare i moti rivoluzionari e istruire la popolazione all’uso delle armi in difesa di possibili attacchi da parte dei Cisalpini.
Per far fronte alle minacce cisalpine un gruppo di giovani luganesi all’inizio del 1797 si riunì per costituire un Corpo di milizia volontaria: i Volontari del Borgo, successivamente Volontari Luganesi. Erano circa 60 giovani comandati Pietro Rossi e indossavano un’elegante uniforme azzurra a grandi risvolti bianchi, cappello nero con pennacchio bianco e rosso.
I giovani abbracciarono la causa cittadina senza troppe esitazioni, consci di quale fosse la posta in gioco: la libertà.
L’occasione per mettersi alla prova non tardò ad arrivare. Ben presto ebbero modo di dimostrare il loro valore sul campo di battaglia respingendo con fermezza e determinazione l’invasione delle truppe cisalpine quando il 14 febbraio 1798 un gruppo di “patrioti” (luganesi sensibili alle idee illuministe e quindi decisi a liberarsi dal controllo dei Confederati) e di cisalpini tentò di impadronirsi di Lugano.
I volontari respinsero l’attacco con successo, ma i fatti di quel giorno portarono i Confederati ad acconsentire ad alcune richieste di libertà e indipendenza dei baliaggi italiani.
Oggi è una targa posta in Via Canova, a ricordare il fulgido esempio di coraggio e spirito patriottico di quegli eventi che passarono alla storia come i “Moti di Lugano”.
Questo episodio indubbiamente riuscì a far comprendere ai Confederati quanto fosse forte la lealtà dei ticinesi ed in particolare dei Luganesi. Ormai pronti a giurare per la Confederazione, venne concesso a Lugano il simbolo della democrazia: l’albero della libertà apposto nella Piazza Riforma.
Napoleone non poté quindi ignorare l’autodeterminazione del popolo luganese permettendo con la stesura del famoso “Atto di Mediazione”, l’integrazione del Ticino in seno alla Confederazione Elvetica.
Il corpo costituito come milizia della città ebbe alterne fortune, fino al suo oblio avvenuto nella seconda metà dell’800. Nel 1928, il Municipio di Lugano, in occasione del Tiro Federale di Bellinzona e grazie alle insistenze dell’allora Comandante Emilio Vegezzi, decise di ricostituire il Corpo, attribuendogli uno Statuto e promuovendolo a Guardia d’Onore della Città di Lugano.